7 Set, 2023

Esperienze che donano speranza: la storia di Sonia

CATEGORIA: PUBBLICAZIONI

In questo spazio vogliamo raccontarvi alcune esperienze di vita che abbiamo incontrato nelle nostre comunità. Questa è la storia di Sonia alla quale continuiamo ad augurare sempre il meglio!

Sonia era una donna giudiziosa, che aveva sempre anteposto il “giusto” al “bello”, il dovere al piacere. Sonia aveva saputo mettersi da parte, aspettare, sperare silenziosamente che le cose si mettessero nella giusta direzione. Le avevano insegnato ad essere razionale, a raggiungere sempre gli obiettivi che si era prefissata, a non perdere tempo dietro a cose futili che non avrebbero portato a nessun risultato quantificabile. E così Sonia era cresciuta, anteponendo il devo al voglio, perdendo completamente di vista se stessa, i suoi sogni, le sue paure, i suoi bisogni.

Un giorno aveva provato ad esternare qualche suo pensiero ma era stata subito zittita, sminuita, giudicata. Così, sentendosi infinitamente sbagliata e pensando che nessuno potesse capirla, fece finta che tutto il mare che le ribolliva dentro fosse in realtà una placida distesa d’acqua. Si convinse che il suo sentirsi sbagliata fosse frutto della sua fragilità e che in nessun modo avrebbe mai potuto essere spiegato o compreso. L’unica risposta alle sue domande la trovò nell’alcol. Dapprima un diversivo poi, col passare del tempo, una vera e propria dipendenza che, come tale, controllava la sua vita. Da un lato Sonia avrebbe voluto lavorare, occupare il suo tempo libero con qualcosa di piacevole, occuparsi delle sue figlie, Giulia e Paola, del loro futuro; dall’altro la sua dipendenza l’aveva portata a trascurare le sue responsabilità, allontanandola dalle persone che più amava. Bere la faceva sentire leggera, libera dal peso della sua infelicità.

Un giorno più buio degli altri, Sonia sentì di aver toccato il fondo. Nessuno spiraglio di luce sembrava più possibile. Solo in quel momento si rese conto che l’unica cosa che poteva fare era chiedere aiuto, questa volta mettendo da parte tutti i giudizi, suoi e degli altri.

Si rivolse così al Servizio per le dipendenze e, per la prima volta nella sua vita, finalmente riuscì a dire che aveva bisogno di una mano, che da sola non ce l’avrebbe fatta, che doveva e voleva cambiare la sua vita, diventata ormai una farsa. Si sentì vista, ascoltata, capita. Ci furono diversi incontri, con le varie figure professionali operanti nel servizio. Alla fine arrivò quel giorno. Il giorno in cui a Sonia venne fatta una proposta che avrebbe potuto davvero segnare una svolta nella sua vita e in quella delle sue figlie. Le fu proposto un percorso all’interno di una comunità terapeutica, specializzata nel trattamento dell’alcolismo. Finalmente l’opportunità di cambiamento di cui aveva bisogno. Uno spazio solo suo, dove potersi dedicare del tempo, esplorare le radici profonde della sua sofferenza e imparare finalmente a volersi più bene.

Sonia parlò di questa opportunità alle sue figlie, le quali da un lato furono molto contente perché volevano fortemente che la madre potesse stare meglio, dall’altro non erano così convinte che ce l’avrebbe fatta. Vedevano un percorso in salita e la meta da raggiungere molto lontana. Tuttavia, cercarono di rassicurare Sonia sui benefici della comunità e sul fatto che loro avrebbero saputo cavarsela anche in sua assenza.  

Sonia questa volta sentì che poteva farcela e i fatti le diedero ragione.

Ecco che Sonia conobbe “Terra Mia”, questo è il nome della cooperativa sociale che gestiva la comunità, la sua nuova casa. Qui trovò persone che seppero guardare a lei come donna in primis, senza identificarla con la sua dipendenza. Persone che, guardando in fondo ai suoi occhi e al suo cuore, seppero scovare le sue ferite e curarle e riuscirono a trasmetterle che una soluzione diversa dall’alcol era possibile.

Sonia, a piccoli passi, sostenuta giorno dopo giorno da chi credeva in lei, ricostruì la sua vita. Accettò le sue responsabilità ma riuscì anche a vedere quelle delle altre persone, le stesse che non erano state in grado di aiutarla quando lei avrebbe avuto più bisogno. Il peso dei suoi errori cominciò pian piano ad essere più sopportabile, sostituito in parte da una maggior consapevolezza di sé, dei suoi limiti ma anche e soprattutto delle sue capacità.

Tutto questo fu possibile grazie agli educatori della comunità di Terra Mia, allo psicologo che la seguiva nel suo percorso di terapia individuale, al gruppo di ospiti che condividevano con lei la casa ma soprattutto quell’enorme esperienza di cambiamento.

L’ultimo passo del cammino di Sonia fu rappresentato dalla ricostruzione del rapporto con Giulia e Paola. Era passato un po’ di tempo da quando aveva varcato il cancello della comunità, c’erano state alcune telefonate, qualche lettera ma nulla di più. Le figlie di Sonia volevano che quel tempo fosse solo suo e speravano che la madre sarebbe tornata da loro solo quando sarebbe stata in grado di esserci davvero.

Un giorno, mentre le due ragazze preparavano la cena, il campanello di casa squillò. Non aspettavano nessuno. Andarono ad aprire si trovarono davanti una donna bella, con lo sguardo fiero e luminoso, l’aspetto curato e un sorriso emozionato. Incredule ma felicissime non dissero una parola, si guardarono e poi corsero ad abbracciare Sonia, così stretta come non avevano fatto mai. La loro mamma era finalmente tornata.

Buona vita!