LA NOSTRA STORIA

La storia di Terra Mia è originale e variegata, con solide radici e rami sempre protesi verso il futuro!

Una storia che comincia dalla metà degli anni Ottanta (ormai del secolo scorso…), quando un gruppo di volontari guidati da don Domenico Cravero nel quartiere Nizza-Millefonti a Torino ha iniziato a occuparsi di persone che assumevano sostanze stupefacenti, soprattutto eroina. Una vera e propria emergenza che riguardava i giovani, ma non solo. Oggi, dopo più di 35 anni e dopo aver superato periodi difficili, Terra Mia continua a occuparsi di emergenze sociali. E lo fa in modo responsivo e professionale, con servizi innovativi e progetti originali.

La nascita ufficiale Terra Mia

Il 30 dicembre 1987 un gruppo di persone motivate firma l’atto costitutivo della cooperativa, allora cooperativa agricola, stilando il primo statuto. Già da tempo, però, si stava effettuando una ricerca-intervento nel quartiere di Nizza-Millefonti per avere una visione più oggettiva del fenomeno della “tossicodipendenza”

Terra Mia si prende cura delle persone emarginate, dando ospitalità nelle prime case di Via Nizza e San Vito e proponendo laboratori lavorativi (agricoltura, falegnameria, cuoio) per incentivare il reinserimento sociale. Sfruttando l’appezzamento di terreno in strada San Vito, accanto alla chiesa parrocchiale, è possibile avviare il progetto della coltivazione e vendita di prodotti orticoli nei mercati rionali cittadini, il primo in piazza Nizza. Per le persone emarginate, tornare sul territorio presentandosi in modo differente restituisce una dignità dimenticata da sé stessi e dagli altri. Un lavoro che permette a molti giovani di sentirsi capaci di fare qualcosa e aiuta le persone in “cura” ad accettare di ricevere assistenza. I banchi presenti nei mercati aumentano e per affrontare una gestione economica crescente, oltre all’esigenza di assumere lavoratori, viene aperta “Terra Mia cooperativa agricola”. Da subito sostenibile e biologica.

 

L’accoglienza e la rete con il territorio

La vocazione sociale e di supporto alle persone più fragili aumenta e così si ampliano le attività sociali di accoglienza in comunità per donne e per mamme con figli, una specificità molto importante che caratterizza la nostra cooperativa a decenni di distanza. Attraverso lo studio, la collaborazione con i servizi pubblici e la rete con il territorio, Terra Mia inizia a formare gli adulti, con le prime “Scuole per genitori”, a promuovere la prevenzione nelle scuole e la sensibilizzazione alla salute sposando la teoria “educare, non punire”, un movimento anche politico dal quale prende vita il Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), di cui ancora oggi Terra Mia fa parte.

Intorno al 1990 la casa di San Benedetto Belbo viene ristrutturata dai ragazzi accolti dalla cooperativa: si allarga l’offerta dei servizi e si sperimenta l’allontanamento dalla città come modalità di gestione terapeutica. Dai primi anni di attività San Benedetto si distingue per il lavoro della terra e per la realizzazione di un laboratorio di prodotti da forno.

Sono gli anni in cui esplode una nuova emergenza sanitaria: l’Aids. Molte persone con la sindrome da immunodeficienza acquisita sono ospitate nelle comunità e Terra Mia affronta questa nuova emergenza anche con un forte aumento della formazione dei propri operatori. In quegli anni viene, inoltre, aperto il primo punto vendita in via Varaita. Nasce anche la prima sede amministrativa nei locali di una struttura di via Valenza, che ospitava anche gli uffici per le attività del territorio e un servizio per i giovani più strutturato, il centro diurno aggregativo El Nino.

Il Puffo, Camper e la peer education

Con la legge 309/90 molti fondi sono stati destinati per aumentare le attività di prevenzione e cura delle tossicodipendenze. Per Terra Mia significa poter aprire un consultorio, il Puffo, e lavorare in strada con il progetto Camper, un servizio itinerante per informare e avvicinare i giovani direttamente nei luoghi di divertimento. Con questa legge nasce anche un’alleanza tra pubblico e privato che dà il via a progetti mirati con un “Piano locale delle dipendenze” rivolto all’integrazione dei servizi nell’ambito della prevenzione con metodologie nuove come la peer education e la formazione sistematica degli insegnanti a scuola. Si strutturano i servizi di bassa soglia (come la gestione ventennale del dormitorio e ambulatorio medico di via Sacchi), che oggi sono progetti di inclusione sociale molto attivi con la collaborazione dei servizi sociali del Comune di Torino.

Le nuove sostanze

Arriva il momento nel quale la musica è protagonista delle attività della cooperativa, ma soprattutto della vita dei giovani, portando con sé nuove frontiere del divertimento: discoteche e rave. La modalità di assumere sostanze psicotrope cambia, non c’è più soltanto l’eroina, arrivano nuove droghe, nuovi modi di consumare sostanze, più conoscenze scientifiche e la necessità di adattare i sistemi di accoglienza e di cura. A San Benedetto è dedicato un progetto all’accoglienza di personale con doppia diagnosi (dipendenza e comorbilità psichiatrica), problema che si espande nel corso del tempo.

Con gli accreditamenti delle strutture sanitarie a metà del 1990 si ristrutturano le case del Mulino Piccolo, dove si sono trasferite le mamme con bambini da Via Nizza, e del Mulino Grande, con un nuovo progetto di comunità e centro diurno.

Gli anni Duemila

Dall’inizio del 2000 le case di accoglienza di persone con problemi di dipendenza di Terra Mia crescono con la gestione della struttura di Marentino, Casa Shalom e di Grugliasco. Si distinguono i progetti: donne con bambini, uomini, per doppia diagnosi, misti donne e uomini, collaborazioni con il carcere per affidamenti, ancora oggi presenti. Viene anche fatta una breve sperimentazione come comunità di coppia, durata un anno.

Per Terra Mia arriva l’ora di differenziare i servizi e così nel 2008 al Mulino Piccolo e poi nel 2009 al Mulino Grande arrivano i progetti di comunità residenzialità per minori con problematiche psichiatriche e psicosociali, tra le prime e uniche in Piemonte. Questo avvio porta con sé rinnovamento delle competenze e la gestione di una forte complessità. Si incontrano nuove realtà e si stringono altre alleanze tra i servizi pubblici e privati. Si rafforzano le azioni di prevenzione per i giovani sul territorio e si struttura un nuovo filone di attività nato dall’osservazione del fenomeno e da una ricerca-intervento: l’educazione alimentare e la prevenzione dei disturbi dell’alimentazione, ancora oggi portati avanti sul territorio.

In questi anni è stato istituzionalizzata l’Area B, produzione lavoro, con la nascita di un’attività di manutenzione e ristrutturazione, la SocialEdile, ancora presente e molto radicata in Terra Mia, ed è incrementata la vocazione ortofrutticola, dando vita a un nuovo ramo aziendale per la produzione, la trasformazione e la vendita dei prodotti agricoli, un ramo d’azienda che è stato ceduto, ma che resta nella memoria attraverso le vetrine del nostro negozio “La Bottega dei Mestieri” in via Tiziano, che a dicembre del 2022 ha festeggiato i 10 anni di attività.

Il presente e il futuro

Le trasformazioni continuano: dal 2018 vengono prese in gestione nuove comunità di accoglienza, due per minori e due mamma-bambino di tipo educativo in collaborazione con l’associazione Casa Nostra, dando un nuovo equilibrio alla cooperativa che da sempre ha avuto una impronta maggiormente terapeutica.

Viene incrementata l’attività dell’Area PuntoLuce, con i servizi dedicati al territorio: vengono attivati progetti di prevenzione, di inclusione sociale e si affrontano i fenomeni emergenti nella popolazione locale.

La cooperativa affronta un percorso di rinnovamento il “cambia-mente” per migliorare l’integrazione di tutti i servizi: si revisionano principi e valori e si riacquista stabilità dopo un cambiamento significativo di dimensione aziendale.

Oggi Terra Mia, con la guida di un gruppo nutrito di Leader, il gruppo dirigenziale, il comitato tecnico scientifico e il consiglio di amministrazione, sta facendo un percorso importante per diventare una Organizzazione Positiva (Org+), per avere una nuova metodologia di lavoro sul modello “Terra” (Terapia, Educazione, Riabilitazione Responsive e Attive) basata su Icf (Classificazione Internazionale Funzionamento) e sull’implementazione delle life skills per tutti. Questa e altre modalità di lavoro portano una ventata di vivacità e restituiscono all’utenza e al singolo operatore maggiore consapevolezza del proprio ruolo sociale e lavorativo.

Oggi il metodo di lavoro a cascata e con tavoli di lavoro trasversali consente alla cooperativa di trattare tematiche importanti come quello dalla sostenibilità e della comunicazione, di avere laboratori di idee come il tavolo La.B. e di garantire agli operatori protagonismo, competenza e sostegno.