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IL MULINO PICCOLO

COMUNITÀ TERAPEUTICA PER MINORI

La Cooperativa Sociale Terra Mia gestisce due tipologie di comunità per minori: la Comunità Terapeutica per Minori (CTM) e la Comunità Riabilitativa Psicosociale (CRP).

Le due comunità si collocano in rete tra loro nell’intento di sviluppare un circolo virtuoso di rapporti (con i Servizi invianti, la famiglia, il territorio) tesi a favorire il dipanarsi della soluzione migliore per il minore.

La sinergia tra la CTM e la CRP si realizza attraverso un continuo confronto clinico tra gli operatori delle due Comunità, supportato da un’organizzazione comune alle due comunità, attualmente così strutturata:

  • Equipe di Coordinamento d’Area (E.P. D. Campagnari e NPI dott.ssa F. Costanzo): cura gli inserimenti e i rapporti con l’esterno durante il percorso terapeutico, definisce con i Servizi invianti i macro obiettivi di ogni minore inserito, accompagna il lavoro clinico delle equipe degli operatori con la presenza alle riunioni settimanali;

  • Equipe clinica composta dal Coordinamento d’area, dal Direttore Sanitario (dott.ssa G. De Ferrari), dagli psicologi di comunità (dott.ssa T. Mantovan e dott. A. Falsone), dai responsabili di comunità (dott. C. Balcet e dott. L. Rossero Bruno). Il gruppo di lavoro ha come intento principale creare un tavolo di confronto e un linguaggio clinico comuni alle due strutture, declinati poi in interventi specifici in ognuna delle due comunità, CTM e CRP;

  • Responsabile della CTM (dott. L. Rossero Bruno): coordina il lavoro interno alla comunità secondo quanto definito nell’Equipe Clinica; struttura i turni e il lavoro dell’equipe degli operatori;

  • Equipe degli operatori, composta da educatori, OSS, infermiera professionale, psicologo di comunità e coordinata nella quotidianità dal Responsabile di Comunità.

La CTM è sita a pochi minuti da Torino, facilmente raggiungibile e a cui è ben collegata con i mezzi pubblici. E’ altresì vicino all’Ospedale Infantile “Regina Margherita”.

Il significativo lavoro di rete ha permesso di creare rapporti di fiducia con i Dirigenti e gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, con gli enti sportivi, le associazioni culturali, musicali e gli spazi di aggregazione giovanile sul territorio in cui è ubicata.

 

A CHI SI RIVOLGE

 

La Comunità CTM accoglie bambini e adolescenti in età compresa tra i 10 e i 14 anni (estensibile a 16 anni), inviati dai servizi di Neuropsichiatria Infantile di base, con disturbi comportamentali in fase sub acuta, correlati a patologie psichiatriche dell’età evolutiva e dell’adolescenza codificati attraverso ICD10 OMS , che non possono essere trattati a livello ambulatoriale, domiciliare o semi-residenziale.

La comunità ha una capienza massima di 10 ospiti nella fascia di età 10 – 14 (estensibile a 16 anni). Per tali posti verrà data priorità d’inserimento ad utenti provenienti dalle ASL e dai Servizi Sociali del Comune di Torino; inserimenti da altre ASL o da altri Comuni possono essere valutate in caso di disponibilità di posti.

 

OBIETTIVI

Gli obiettivi prioritari che il servizio prevede sono mirati essenzialmente, in un lasso di tempo limitato, al superamento e al sostegno della fase critica della patologia nel suo esordio o in episodi acuti successivi. In particolare:

  • accompagnamento e contenimento dell’adolescente in un momento delicato quale è quello della crisi, anche per evitare ricoveri o limitarne al massimo la durata;

  • creare un clima accogliente e familiare, ma nello stesso tempo professionale e terapeutico che possa non essere frustrante e che sappia affrontare in maniera seria i sintomi espressi;

  • offrire uno spazio di stacco dalla realtà familiare in cui, attraverso la mediazione di figure accoglienti, ma neutrali, poter riflettere e ripensare a sé non solo in modalità patologiche;

  • offrire uno spazio, non ospedaliero, di valutazione, diagnosi e impostazione del trattamento, anche farmacologico della patologia;

  • offrire strumenti specifici terapeutici individuali e di gruppo.

  • offrire momenti pedagogici e ricreativi attraverso l’utilizzo di laboratori che stimolino l’interesse personale e la collaborazione di gruppo.

  • offrire sostegno alle famiglie.

ACCOGLIENZA

Il progetto comporta una fase iniziale di conoscenza e di costruzione della fiducia , poiché si ritiene necessario ottenere un’alleanza terapeutica che si basi sulla complicità terapeutica e sul senso di appartenenza senza dimenticare la centralità dell’intervento e la collaborazione con la famiglia d’origine.

Questa fase prevede:

  • un’indagine psicologica e anamnestica;

  • una ricostruzione della rete familiare e sociale;

  • una prima discussione d’équipe per aiutare l’adolescente ad attribuire un senso alla sua presenza in comunità e a collocarla rispetto alla storia precedente.

I dati dell’osservazione e del colloquio, raccolti e codificati tramite scheda, servono come “materiale base” per la formulazione del Progetto Individuale.

In stretta collaborazione con i Servizi invianti durante la fase dell’accoglienza possono essere somministrati e utilizzati test per effettuare una prima indagine diagnostica sul minore.

Il lavoro di comunità prevede, fin dall’inizio, la preziosa e costante collaborazione con gli invianti che hanno seguito gli adolescenti nel loro travagliato e difficile percorso evolutivo, e garantiscono pertanto tutta una serie di preziose informazioni che danno continuità e senso al percorso. Ogni adolescente ascoltato e accolto è portatore di problemi specifici ed originali che riguardano la sua storia evolutiva, i suoi vissuti, il suo ambiente vitale.

La durata dell’accoglienza (indicativamente un mese) è condizionata dal raggiungimento dei seguenti sotto obiettivi:

  • la definizione di un quadro diagnostico sufficientemente completo;

  • l’avvio della catena terapeutica;

  • l’aggancio emotivo e affettivo dell’adolescente;

  • la stesura del Progetto Individualizzato

  • la stesura del primo Progetto Educativo Individualizzato (PEI), condiviso con l’Utente

ATTIVITÀ

Perché la comunità non sia percepita e vissuta come luogo di reclusione punitiva deve darsi un’organizzazione di tipo familiare, con tempi e spazi concepiti e arredati in modo da richiamare gli ambienti di vita quotidiana.

La giornata deve essere sempre attiva, propositiva e stimolante, in modo che la comunità non sia percepita come luogo di esclusiva medicalizzazione o come spazio utopistico dove i progressi rischiano di non essere adattabili all’ambiente esterno.

La scansione del tempo della giornata in ritmi stabili e prevedibili offre la possibilità di sperimentare un flusso temporale alternativo alla ripetitività circolare del tempo psicotico.

Disporre di punti di riferimento concreti e attivi durante tutto l’arco della giornata facilita la ricerca delle mediazioni e l’accettazione dei necessari stacchi tra impulso e azione, così impossibili nei comportamenti acting out.

Oltre ai colloqui terapeutici la giornata prevede l’attivazione di diversi gruppi di lavoro, nell’arco della settimana:

  • gruppi di matrice educativo-pedagogica finalizzati all’organizzazione e gestione della vita in comune e degli atelier pratici.

  • gruppi terapeutico-emozionali volti al riconoscimento e all’espressione delle emozioni. (laboratori di espressione corporea, di linguaggio gestuale, di teatro, di musicoterapia, di arteterapia, di videoterapia, di laboratori Rap terapeutici, di pet-therapy).

  • gruppi cognitivo-comportamentali finalizzati al riconoscimento delle relative strategie adattative.

  • gruppi per la gestione degli spazi relativi al tempo libero e alle attività sportive.

  • gruppi di verifica volti al racconto dei fatti significativi della giornata e all’espressione degli stati emotivi.

 

IL RAPPORTO CON LE FAMIGLIE

Particolare importanza viene data al rapporto con i familiari o con le figure adulte di riferimento, quali affidatari, ex educatori.

Le difficoltà nella crescita degli adolescenti d’oggi non vanno imputate e interpretate semplicemente come colpa della famiglia.

I genitori vanno invece sostenuti e accompagnati, in un momento di transizione così difficile, anche dal punto di vista sociale.

La Comunità pertanto si pone come un ponte tra la famiglia e il ragazzo, intervenendo sulla relazione tra questi, con il duplice obiettivo di condividere le difficoltà relazionali e di sostenere le nuove strategie ed i nuovi equilibri familiari.

 

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Responsabile della Struttura: Dorina Campagnari

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